Chiesa del Crocifisso

Chiesa del Crocifisso

La Chiesa del Crocifisso viene fatta costruire da Mario Frangipane tra il 1639 ed il 1645 in relazione all’abbandono da parte dei frati Cappuccini, chiamati a Nemi da Ascanio Colonna nel 1534, dell'antico sito eremitico di Santa Maria, consacrato a San Francesco nel 1579 e situato sulla riva di ponente del lago al di sopra della cosiddetta "casetta dei pescatori".

La struttura era dedicata all’immagine sacra della Madonna di Versacarro, conservata al suo interno e traslata al momento dell’abbattimento dell’edificio, che risultava fatiscente, all’interno della nuova chiesa.

I lavori per la costruzione furono affidati nel 1636 a Fra Michele da Bergamo ma in seguito a varie problematiche sorte tra Mario Frangipane e il Padre Provinciale dei Cappuccini, questi ultimi decisero di abbandonare il paese e trasferirsi a Genzano.
Mario Frangipane fece ugualmente costruire la chiesa, la quale venne donata ai frati Minori Osservanti il 25 luglio 1645.
L’icona di Versacarro, che si trovava nella chiesa parrocchiale, fu posta, esaudendo la richiesta del popolo di Nemi, all’interno del nuovo edificio che ad essa venne intitolato.

Trafugata da ignoti nel 2002, fu ritrovata a Messina nel 2006 ed è ora esposta all’interno di una cancellata in ferro battuto.
Una leggenda fa risalire la sua denominazione ad un altro tentativo di rubarla, che sarebbe stato sventato dalla svolta improvvisa del carro che la trasportava, il quale avrebbe fatto ritorno a Nemi.
È più probabile in realtà che il nome di Versacarro derivi dall’aver rovesciato il culto di Diana, sostituendolo con quello mariano.
A questa ipotesi si ricollega la leggenda che narra del volo dell’icona, la quale avrebbe miracolosamente attraversato il lago su un carro risplendente di sole, dalla chiesa di S. Nicola, presso le rovine del tempio di Diana Nemorense, all'altra riva dove si trovava la Chiesa di Santa Maria.
Un altro richiamo a queste spiegazioni si può trovare nell’ antica tradizione nemorense, ormai scomparsa, in base alla quale tutte le donne, nella notte della festa di Versacarro, si affacciavano alla porta di casa o alla finestra e chiamavano per tre volte la Madonna appellandola "Oe' Marì”,  per celebrare la vittoria della luce solare cristiana su quella lunare della dea Diana.

L’icona raffigura la Vergine vestita di rosso con un mantello blu bordato in oro e sulla spalla una stella a 8 punte guarnita di pendagli.
Ha il bambino in braccio e lo sta indicando.
Sul capo, reclinato verso il figlio, ha un’aureola dorata realizzata a rilievo che presenta supporti per l’inserimento di pietre.
Ai lati della testa si legge la scritta Salve Regina.
Il bambino, raffigurato nell’atto di benedire, è vestito di rosso e blu.
Ha un’aureola cruciforme e tiene nella mano sinistra un libro chiuso. Il fondo è color oro.
Le dimensioni originarie del dipinto erano di 1,30x1,50 m e la Vergine era affiancata dagli apostoli Pietro e Paolo, scomparsi nel 1977, al di sotto dei quali era dipinta un’Annunciazione.
La tela oggi misura 47x55 cm.
Al momento della sua morte Pompeo Frangipane donò alla Madonna un gioiello raffigurante una rosa montata in oro con 33 diamanti, andata perduta.
Il luogo è attualmente dedicato al Crocifisso ligneo del 1669 posto al suo interno da Fra Vincenzo Pietrosanti da Bassiano.
Tale opera è considerata miracolosa: si narra che il frate non riuscisse a realizzarne il volto ed in seguito a digiuno e penitenza l’avrebbe trovato già completato.
La scultura è caratterizzata da un forte realismo e grazie alla presenza di un incavo situato sulla schiena svolgeva anche la funzione di reliquiario.
Numerosi pellegrinaggi sono attestati dalle fonti alla chiesa del Crocifisso nonché prodigi e guarigioni miracolose di cui restano a testimonianza i numerosi ex voto, soltanto una minima parte di quelli originari andati perduti.
L'impianto della chiesa è quello di una croce latina rovesciata.
L’edicola dell'antico altare maggiore era in legno, con quattro colonne tortili e angeli reggenti i simboli della passione.
All’epoca dei Braschi (1789) la chiesa venne restaurata ed un nuovo altare in marmo sostituì quello antico. La nuova decorazione pittorica fu affidata nel 1835 a padre Francesco da Napoli; dei dipinti precedenti restano alcuni frammenti all’interno della sagrestia.
Nel 1881 i religiosi del Reale e Militare Ordine di Maria SS. della Mercede si aggiudicarono all'asta il convento e negli anni 1898-99 decisero di restaurare la chiesa affidando l'incarico della decorazione degli interni al pittore Eugenio Cisterna (1862-1933)  e la risistemazione della facciata all'architetto Lorenzo M. de Rossi.
Il santuario è stato oggetto di visita da parte di numerosi Pontefici: Clemente XI nel 1711; Benedetto XIV nel 1741; Clemente XIII nel 1763; Pio VI e i suoi successori Pio VII e Gregorio XVI.
Pio IX ha lasciato in dono al crocifisso i paramenti e il calice con i quali celebrò la santa messa ed in occasione del terzo centenario della prima esposizione del Crocifisso (1969), Paolo VI ha presenziato ai festeggiamenti.
Giovanni Paolo II vi si è recato nel 1983 e nel 1997 e Benedetto XVI, il 22 agosto del 2006, ha pregato di fronte al SS.mo Crocifisso implorando la pace nella Chiesa e per il mondo.